Negli ultimi decenni il numero di pazienti affetti da malattia renale è in costante aumento, si stima che al mondo una persona su dieci soffra di una malattia renale, specie al di sopra dei 65 anni, e sempre più pazienti iniziano la dialisi.
La maggior parte delle malattie renali non mostrano segno di sé fino agli stadi più avanzati, quando le opzioni terapeutiche sono ormai limitate. La diagnosi precoce, viceversa, consente di agire sui fattori di rischio di evoluzione del danno renale modificando in maniera significativa la storia clinica del paziente.
Tra i segnali più facilmente riconoscibili e che possono far sospettare la presenza di un danno renale vi sono:
- l'aumento delle minzioni e del volume urinario notturno
- l'emissione di urine color scuro (tipo "coca cola") o rosso sangue per la presenza di globuli rossi all'intero (ematuria)
- febbre associata a bruciori e difficoltà nell'urinare con minzioni frequenti
- la presenza di gonfiore (edemi) in particolare agli arti inferiori
- la difficoltà a respirare
- l'aumento della pressione arteriosa
- le coliche renali
- anemia, stanchezza e malessere inspiegabili.
Il solo rilievo dell'emissione di un buon quantitativo di urina non è di per sé garanzia del normale funzionamento dei reni. Occorre effettuare esami ematici, urinari, eseguire una ecografia dell'apparato urinario e misurare la pressione arteriosa.
Il modo migliore per prevenire lo sviluppo di una malattia renale cronica è correggere i principali fattori di rischio:
- curare l'ipertensione arteriosa e il diabete oltre che le condizioni che ne possono favorire la comparsa come ipercolesterolemia, obesità, sindrome metabolica
- abolire il fumo
- seguire una dieta corretta povera di grassi, zuccheri e sale
- evitare eccessi ponderali
- controllare regolarmente la pressione arteriosa
- svolgere attività fisica
- eseguire l'esame urine unitamente ai comuni esami ematici di routine
- trattare le infezioni delle vie urinarie, la calcolosi renale o l'ostruzione cronica delle vie urinarie come nell'ipertrofia prostatica
- evitare l'uso prolungato di farmaci nefrotossici come gli anti-infiammatori non steroidei
Una domanda comune è: quanta acqua devo bere? Non vi è un quantitativo corretto di acqua da introdurre nel corso della giornata, un soggetto sano deve bere quando ha sete, il nostro organismo ci fornisce precise indicazioni di quando e quanti liquidi ha bisogno. Negli anziani invece il senso della sete è ridotto, per tale motivo occorre accertarsi che l'introito idrico giornaliero sia almeno pari a un litro. In alcune condizioni, come lo scompenso cardiaco o il trattamento dialitico, un'eccessiva assunzione di liquidi può rivelarsi pericolosa.
L'unica condizione in cui viene incentivato un consumo di liquidi maggiore della sete è nella calcolosi renale dove un aumentato volume di urina prodotto favorisce l'eliminazione di calcoli e renella che viceversa si accumulerebbero nelle vie urinarie.
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