UNA BREVE INTRODUZIONE AI RENI, ALLE LORO FUNZIONI E ALLE MALATTIE CHE POSSONO INTERESSARLI

 

 

 

 

 

 

 

 

I RENI

Sono organi pari, situati nell’addome, a forma di fagiolo, uniti alla vescica mediante un condotto, denominato uretere. Dalla vescica l’urina raccolta viene eliminata all’esterno attraverso un altro canale chiamato uretra.

Ciascun rene riceve il sangue attraverso un ramo dell’aorta denominato arteria renale. Ciascuna arteria renale, man mano che si approfonda nel tessuto renale, si divide in rami sempre più piccoli sino a raggiungere piccole strutture chiamate glomeruli.

Il glomerulo è un gomitolo di minuscoli vasi sanguigni avente lo scopo di filtrare il sangue. Il prodotto del glomerulo decorre quindi in tortuosi tubicini chiamati tubuli, in grado di modificarne la costituzione sino a farlo diventare a tutti gli effetti urina. 

Glomerulo e tubulo costituiscono l’unità funzionale del rene: il nefrone. Ciascun rene possiede mediamente un milione di nefroni.

In ogni momento circa un quinto del nostro sangue attraversa il rene. Questo elevato flusso spiega perché i reni siano un organo bersaglio per tutte quelle malattie che affliggono i vasi sanguigni.

I reni svolgono varie funzioni, tra di esse vi sono:

-          L’eliminazione di scorie prodotte dall’organismo stesso o di prodotti esterni come i farmaci

-          Il mantenimento dell’equilibrio di acqua, sali e altre sostanze

-          La regolazione dell’attività di alcuni ormoni come a esempio il paratormone, elemento chiave nel metabolismo osseo

-          La regolazione della pressione arteriosa sia attraverso l’eliminazione del sale in eccesso che attraverso la produzione di alcuni ormoni

 

Un rene sano è in grado di regolare il quantitativo di urina prodotta in base a quanti liquidi si introducono nel corso della giornata, siano essi contenuti in bevande o in alimenti. Per tale motivo noi ci accorgiamo in genere di urinare molto quando introduciamo tanti liquidi e poco quando anche l’introito idrico è limitato. L’urina viene eliminata generalmente di giorno con lo stimolo notturno che si presenta in condizioni di benessere quando si è bevuto molto prima di andare a dormire oppure se vi sono malattie a carico dell’apparato urinario e della prostata. In condizioni di normalità, infatti, lo stimolo alla minzione si verifica solamente quando la vescica, che svolge un vero e proprio ruolo di serbatoio dell’urina, raggiunge il necessario livello di riempimento.

 

Vi sono varie condizioni che possono influenzare questo aspetto. Le infezioni delle vie urinarie, comuni a entrambi i sessi, comportano una irritazione continua della basse vie urinarie che si manifesta con uno stimolo frequente alla minzione, spesso dolorosa, anche per bassi volumi di urina in vescica. Altre sono legate al sesso: l’ipertrofia prostatica benigna, una malattia del sesso maschile che tipicamente insorge in età avanzata, è caratterizzata da un incremento di volume di una ghiandola, la prostata, che trovandosi appoggiata sull’uretra in condizioni patologiche compromette il completo svuotamento vescicale accorciando quindi i tempi fra uno stimolo minzionale e l’altro; il prolasso vescicale, che interessa le donne usualmente in età avanzata, ostacola anch’esso il completo svuotamento urinario comportando minzioni frequenti ma di volume contenuto.

 

LA FUNZIONALITA’ RENALE 

I reni hanno una funzionalità normale quando risulta conservata la loro capacità di filtrare il sangue ed eliminare le scorie e gli eccessi di acqua e di sale. Il solo volume urinario non è un indicatore della funzione renale: molte malattie, pur compromettendo seriamente la funzione dei reni, non inducono una riduzione del volume di urina prodotto sino agli stadi più avanzati.

 

Il metodo migliore, fra quelli facilmente praticabili nei comuni laboratori di analisi, per valutare la funzione renale è la clearance della creatinina. La creatinina è una sostanza non tossica, prodotta dai muscoli e che viene eliminata dal nostro organismo attraverso i reni. La sua clearance, cioè la quantità eliminata ogni minuto dai reni, può essere stimata attraverso formule matematiche oppure misurata calcolando il rapporto tra la concentrazione di creatinina nel sangue (in genere compresa fra 0,7 e 1,2 mg/dl) e nelle urine prodotte nel corso di 24 ore. Valori normali di clearance della creatinina si aggirano fra i 90 e 120 ml/min.

La creatinina da sola non è tuttavia sufficiente per fornire un giudizio completo sulla funzionalità dei reni e per questo motivo si accompagna in genere ad altri esami del sangue (come l’azotemia, l’uricemia, la sodiemia, la potassiemia, la calcemia e la fosforemia) e delle urine, sia a fresco (esame delle urine chimico-fisico con sedimento urinario) sia delle 24 ore (albuminuria, proteinuria delle 24 ore).

 

LE MALATTIE RENALI

Le malattie in grado di danneggiare la funzionalità renale sono molte, assai diverse fra  loro e possono comparire a qualunque età. Tra di esse, quelle primitive del rene come le glomerulonefriti e le malattie renali ereditarie, sono importanti ma non le più frequenti. Nella maggior parte dei pazienti, un danno renale è secondario a patologie che interessano l’intero organismo come l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito, l'arteriosclerosi, l’obesità e l’ipercolesterolemia.

A seconda dell’età di insorgenza le cause più frequenti saranno diverse: nel bambino prevarranno malattie congenite ed ereditarie, nell’adulto-anziano malattie sistemiche. Fra queste ultime la causa più frequente di malattia renale è la nefroangiosclerosi indotta da una ipertensione arteriosa non controllata; risulta tuttavia in significativo aumento il numero di pazienti affetti da diabete mellito che sviluppano una nefropatia definita appunto diabetica.

Nelle prime fasi di malattia la perdita di nefroni viene compensata dal nostro organismo con una iperattività di quelli rimanenti. Questo consente in genere di mantenere valori normali dicreatinina fino a una perdita del 50% dei nefroni e spiega il perché la presenza di un rene solo in un individuo sano non comporti lo sviluppo di una insufficienza renale.

 

L’INSUFFICIENZA RENALE

L’insufficienza renale è una condizione patologica nella quale i reni perdono la propria capacità di eliminare scorie e regolare il quantitativo e la composizione dei liquidi corporei. Essa può instaurarsi in poco tempo ed essere dunque definita “acuta”, oppure svilupparsi nel corso di mesi-anni definendosi “cronica”. Mentre la prima riconosce una causa sempre improvvisa, ma può anche andare incontro a una regressione, persino completa, la seconda è dovuta all’azione prolungata di malattie croniche che danneggiano in maniera progressiva e definitiva i reni.

L’insufficienza renale, specie quella cronica, decorre asintomatica nel paziente e spesso è riconoscibile solo attraverso specifici esami di laboratorio e la comparsa di sintomi si manifesta generalmente solo nelle fasi più avanzate di malattia. Solitamente al di sotto dei 30 ml/min di clearance della creatinina possono comparire i segni e sintomi dell’”uremia”: stanchezza, disturbi gastro-intestinali, disturbi dell’attenzione, sonnolenza, vertigini, mancanza di fiato, edemi, ecc. Mediante terapie farmacologiche e alimentari, come la dieta ipoproteica e iposodica, è possibile rallentare l’evoluzione del danno renale ma, quando i valori di clearance della creatinina diventano eccessivamente bassi, l'insufficienza renale diventa incompatibile con la sopravvivenza del paziente ed è pertanto necessario ricorrere a un trattamento in grado di sostituire la funzione renale chiamato dialisi.

 

LA DIALISI

E’ un trattamento che consente la depurazione del sangue dalle scorie in esso contenute e la regolazione dei liquidi corporei attraverso una membrana permeabile. Esistono due tipi di dialisi: l’emodialisi extracorporea e la dialisi peritoneale.

Nell’emodialisi extracorporea la membrana è artificiale e contenuta in un filtro attraverso cui il sangue del paziente scorre. Il sangue viene prelevato e restituito dopo la depurazione attraverso un vaso di grosso calibro. Il sangue può essere prelevato attraverso una vena del braccio ottenuta artificialmente mediante un intervento chirurgico di confezionamento di “fistola artero-venosa” oppure attraverso un catetere venoso centrale posizionato in una vena del collo (vena giugulare) o della gamba (vena femorale).

Nella dialisi peritoneale il filtro è costituito da una membrana già presente nel nostro organismo, all’interno dell’addome, chiamata peritoneo. In questo caso l’eliminazione di scorie e liquidi in eccesso avviene attraverso l’immissione e la rimozione di un liquido, denominato appunto “liquido di dialisi”, all’interno della cavità peritoneale attraverso un apposito catetere. Questa immissione e rimozione di liquido può essere messa in atto manualmente dal paziente, o da una persona di riferimento, o attraverso un apposita apparecchiatura. In quest’ultimo caso il trattamento viene generalmente eseguito nel corso della notte, mentre il paziente dorme.

 La dialisi può essere praticata per periodi brevi di tempo nei pazienti con insufficienza renale acuta, in attesa della ripresa della funzione renale, ma anche per tempi estremamente lunghi, decenni, nei pazienti con malattia renale cronica per i quali non è possibile effettuare un trapianto di rene.

 

IL TRAPIANTO DI RENE

E' la migliore terapia nel paziente in cui è necessario sostituire la funzione dei reni. Nella stragrande maggioranza dei casi non è necessario rimuovere gli organi nativi e viene trapiantato un singolo rene per paziente. Il trapianto può avvenire da un donatore cadavere, secondo una lista d'attesa basata su vari fattori tra cui la compatibilità donatore-ricevente e l'anzianità di lista d'attesa, oppure da un donatore vivente. In quest'ultimo caso la donazione viene in genere effettuata da un familiare del paziente. Il donatore mantiene uno dei due organi nativi che gli consente di preservare un'adeguata funzione renale.

 

LE MALATTIE RENALI: UN PROBLEMA DI SANITA' PUBBLICA

Negli ultimi decenni il numero di pazienti affetti da malattia renale è in costante aumento, si stima che al mondo una persona su dieci soffra di una malattia renale, specie al di sopra dei 65 anni, e sempre più pazienti iniziano la dialisi.

La maggior parte delle malattie renali non mostrano segno di sé fino agli stadi più avanzati, quando le opzioni terapeutiche sono ormai limitate. La diagnosi precoce, viceversa, consente di agire sui fattori di rischio di evoluzione del danno renale modificando in maniera significativa la storia clinica del paziente.

Tra i segnali più facilmente riconoscibili e che possono far sospettare la presenza di un danno renale vi sono:

- l'aumento delle minzioni e del volume urinario notturno

- l'emissione di urine color scuro (tipo "coca cola") o rosso sangue per la presenza di globuli rossi all'intero (ematuria)

- febbre associata a bruciori e difficoltà nell'urinare con minzioni frequenti

- la presenza di gonfiore (edemi) in particolare agli arti inferiori

- la difficoltà a respirare

- l'aumento della pressione arteriosa

- le coliche renali

- anemia, stanchezza e malessere inspiegabili.

Il solo rilievo dell'emissione di un buon quantitativo di urina non è di per sé garanzia del normale funzionamento dei reni. Occorre effettuare esami ematici, urinari, eseguire una ecografia dell'apparato urinario e misurare la pressione arteriosa.

Il modo migliore per prevenire lo sviluppo di una malattia renale cronica è correggere i principali fattori di rischio:

- curare l'ipertensione arteriosa e il diabete oltre che le condizioni che ne possono favorire la comparsa come ipercolesterolemia, obesità, sindrome metabolica

- abolire il fumo

- seguire una dieta corretta povera di grassi, zuccheri e sale

- evitare eccessi ponderali

- controllare regolarmente la pressione arteriosa

- svolgere attività fisica

- eseguire l'esame urine unitamente ai comuni esami ematici di routine

- trattare le infezioni delle vie urinarie, la calcolosi renale o l'ostruzione cronica delle vie urinarie come nell'ipertrofia prostatica

- evitare l'uso prolungato di farmaci nefrotossici come gli anti-infiammatori non steroidei

 

Una domanda comune è: quanta acqua devo bere? Non vi è un quantitativo corretto di acqua da introdurre nel corso della giornata, un soggetto sano deve bere quando ha sete, il nostro organismo ci fornisce precise indicazioni di quando e quanti liquidi ha bisogno. Negli anziani invece il senso della sete è ridotto, per tale motivo occorre accertarsi che l'introito idrico giornaliero sia almeno pari a un litro. In alcune condizioni, come lo scompenso cardiaco o il trattamento dialitico, un'eccessiva assunzione di liquidi può rivelarsi pericolosa.

L'unica condizione in cui viene incentivato un consumo di liquidi maggiore della sete è nella calcolosi renale dove un aumentato volume di urina prodotto favorisce l'eliminazione di calcoli e renella che viceversa si accumulerebbero nelle vie urinarie.

 

Tratto da: “Conoscere i reni. Nuova edizione” della Fondazione Italiana del rene, FIR Onlus.